martedì 25 settembre 2018

Fare senza

Ho appena visto il video dell'amico Sandro, un "dietro le quinte" della suo studio di registrazione, ho commentato sul suo canale You Tube ma avevo bisogno di maggior spazio.

Come avete capito la fotografia è una mia grande passione e, per un periodo, anche un lavoro, eccitante e gratificante.

Come per molti altri settori l'evoluzione tecnologica è stata travolgente, una continua rincorsa all'ultimo modello di sensore, all'ottica dalla luminosità impensata, alla velocità di messa a fuoco sbalorditiva: inutile dire quanto tutto questo diventi "cibo per le scimmie" e oggetto di infine discussioni ( e scontri...) tra gli appassionati, amatori o professionisti che siano.
Conosco fotoamatori con corredi fotografici dal valore di un monolocale in centro a Milano...

Ma, come spesso accade, e nelle scelte (?) controcorrente che si manifesta la genialità.







Quella che vedete è una delle macchine fotografiche costruite e usate da Miroslav Tichy.
(1926 - 2011)

Uomo. Atomista. Grande osservatore.

Timido, sfuggente, poco avvezzo alle docce, non è mai stato ad una sua mostra e costruisce macchine fotografiche, obiettivi e ingranditori con scarti e materiali poveri.
L’obiettivo della sua originalissima quanto unica macchina fotografica è composto di plexiglass pulito dal dentifricio e dalla cenere di sigaretta.
Tutti pensano che siano dei giocattoli, mentre lui fotografa per davvero e lo fa molto bene.

Solo che per molto tempo nessuno se ne accorge.

Dipinge prima di darsi alla fotografia.
Frequenta l’Accademia delle Belle Arti di Praga e, durante gli anni del Socialismo Reale, entra a far parte del collettivo artistico Brněnská Pětka (Brno Five), ostile all’ideologia dominante.
Negli anni Cinquanta, scopre la fotografia e iniziano le sue prime sperimentazioni.

Nel mezzo c’è la Primavera di Praga, l’opposizione al regime e lunghi soggiorni in carceri e ospedali psichiatrici.

La sua salute mentale è sempre stata fragile e la sua arte e la sua persona sono sempre stati considerati una minaccia.
Miroslav è uno spirito libero, eccentrico, indipendente, folle. Sceglie una vita al limite e si accontenta di una baracca di legno nella città della sua infanzia. Quando la fotografia diventa la sua missione, decide di fare cento scatti al giorno per un certo numero di anni. 
Però se gli si chiede se è una regola o meno, lui risponde che non lo è. Dipende tutto dal tempo, è il tempo che sceglie, non lui.
Così, mentre la terra compie i suoi giri intorno al sole, lui esce ogni giorno a passeggiare per fare foto.
Nella maggior parte dei casi, protagoniste sono le donne.


Le trovi affacciate a un balcone, che parlano su una panchina, in bici, in piazza, in piscina, distese su un prato.


Le vedi di schiena, mentre si aggiustano i capelli o mentre camminano per andare a fare la spesa. Ammiri le loro caviglie sottili, il sedere rotondo o troppo grande. Ti sorprendono la cellulite e le calze smagliate.

Non sembra che lui le stia spiando.

E invece è lì e da non troppo lontano coglie tutti quei dettagli, i gesti e le smorfie che le rendono inconsapevolmente belle.

È la sua interpretazione personale dell’azione di sorveglianza esercitata dal regime.

L’immagine che ci ritorna, però, non contiene sospetti, condanne e giudizi.


Ci sono solo i momenti, lo spazio e il tempo di una bellezza che diventa un sogno.




Le foto sono sfocate e impolverate come un ricordo; strappate, graffiate e macchiate come la realtà. Il movimento è naturale, la perfezione un’illusione, l’erotismo fantasia.

Fotografare è dipingere con la luce. Un atto concreto che si compie senza pensare a nulla. E poi, sedersi e dormire sulle foto, sviluppare la pellicola di notte in una vasca da bagno, immergere le mani nell’acido.


È la naturale imperfezione della realtà che crea la poesia.


Ecco Sandro, continua ad essere imperfetto.

3 commenti:

  1. Che personaggio incredibile ci hai descritto, caro Giuliano ... Miroslav Tichý! Mai sentito nominare, prima di oggi. Ti sembrerà strano, ma tutto ciò che mi ricorda la mia abissale ignoranza, mi è di conforto.

    Una specie di imperiale "Memento qui pulvis es"! Ogni tanto mi scappa, infatti, di sentirmi - in mezzo a tanta mediocrità dilagante - una specie di generale romano trionfante e tronfio per le quattro cosette che sa, e un bagno di umiltà non può che farmi bene!

    Nella fattispecie, poi, dover constatare ancora una volta e al di là di ogni ragionevole dubbio, che artisti si nasce e nessuna scuola o mezzo tecnologico può fartici diventare, mi aiuta ad aumentare sia il mio tasso di disprezzo per la pubblicità, sia la mia ammirazione per chiunque riesca a fare molto con poco ...

    Ogni riferimento al nostro Sandro è puramente voluto!

    RispondiElimina
  2. L' Anonimo è paraffo che continua ad avere problemi con i commenti ... Vabbe', pazienza!

    RispondiElimina
  3. Beh ragazzi... sono CONFUSO e al tempo stesso LUSINGATO dai vostri (troppo benevoli) apprezzamenti !
    Confesso la mia profonda ammirazione per il personaggio citato nel post... lui è stato capace di dare libero sfogo alla sua "passione" ed è riuscito a rappresentare l'essenza/spontaneità della vita con quel poco che aveva a disposizione (anzi con quello che lui stesso aveva creato). Molto spesso i VERI artisti restano quasi totalmente incompresi... ci si accorge di loro dopo che se ne sono "andati" !
    Devo ringraziarti Giuliano, per avermi fatto conoscere questa "bella persona" e per avermi "messo la pulce nell'orecchio"... adesso andrò a leggere tutte le informazioni che troverò in rete !

    RispondiElimina